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IL GROTTESCO - PROVOCAZIONE ESTETICA

  • Immagine del redattore: Camilla
    Camilla
  • 8 gen 2019
  • Tempo di lettura: 8 min

Aggiornamento: 11 gen 2019



Vetements SS16 By Demnva Gvasalia

Il termine “Grottesco” parla di bizzarria e deformità, emana goffaggine e paradosso, sgorga dall’innaturale e dal “dispregio”,o se preferiamo disprezzo, muovendo il riso senza rallegrare e sproporzionando satiricamente una situazione tragicomica al limite dell’illimitato.


Rei Kawacubo per Comme De Garçons

Quando parliamo di bellezza, oggi, ci rivolgiamo ad una visione di bello soggettiva, perchè non esistono canoni estetici limitanti, tutto è bello e tutto è brutto, abbiamo a disposizione una molteplicità di fashion icon, blogger ed influencer, ma il nostro occhio ci implora ogni volta di spingerci oltre la visione realistica della moda, ci spinge ad evadere da una realtà schematica e ripetitiva, perciò ri-usciamo a stupirci con chi fa ironia su di sé e sul mondo, come Jeremy Scott per Moschino, con chi vuole lanciare messaggi futuristici o meglio con chi desidera dimostrare la normalità di una visione molto differente da quella comune, come gli infiniti mondi immaginari di Rei Kawacubo per Comme De Garçons. E allora dove sarebbe la provocazione, dove sorge il dubbio se non nelle stabilite regole e convenzioni sociali che disprezzano le forme anarchiche della mente?

Il grottesco risulta un impedimento della dolce e tradizionale armonia del classico, riesce a liberarsi della maschera comune per rivestirsi di personalità, se pur illecitamente, nutrendosi di design, di arte e di moda. E’ la presa di coraggio di chi vuole guardare il bello con gli occhi a forma di otto, ed è la più ille- cita ma più apprezzata forma di comunicazione al giorno d’oggi.


Analizziamo.

Giuseppe Arcimbolo - Ritratto di Rodolfo II D’Asburgo

Il fenomeno del grottesco deve la sua genesi al Naturalismo, che volle rituffare l’uomo nella natura dopo la fine del delirio del Romanticismo, come espressione più genuina dell’animo dinnanzi alla vita frammentaria, perciò fa una smorfia gioiosa che in realtà è dolorosa, perché manca di fede e di potere sul tempo.


Rappresenta lo squilibrio di chi sproporziona la propria vita per principio di ribellione e racchiude la propria sensibilità in una parodia che converge perfettamente nel panorama moderno della moda e dell’arte, ed è per questo che viene supportato per la prima volta come provocazione letteraria, intorno a fine quattrocento e inizio cinquecento, sfociando nell’architettura e nell’arte come una bizzarra tecni- ca pittorica della “grottesca” che pone mostri ed ibridi come soggetti, per poi finire ad evolversi come rappresentazione teatrale, detta “farsa” che nel primo dopoguerra ironizzava la vita borghese fino ad allora di grande ispirazione.


Perciò, in epoca novecentesca dove tutto profuma di “altro”, e di “oltre”, questo modo di vedere e di essere diviene man mano un must-have per le nostre strettoie, urlando l’amore per ciò che non si fa ma verso cui si protende, e uno dei primi seguaci del fuori schema è l’artista Arnold Böcklin, padre del modernismo tedesco, la cui arte livida e visionaria origina visioni in altri grandi dell’arte, quali Lovis Corinth con le sue dram- matiche rappresentazioni liturgiche nude o il simbolista Franz Von Stuuck e il suo peccato originale, che riesce a cogliere lo sguardo seducente di Eva in- dicante il fascino che il proibito esercita sull’uomo, ed è per questo che il quadro non suscita orrore, ma attira la nostra at- tenzione nonostante la sua considerazione malvagia del tempo.


Paul klee : Angelo povero(1939)

Non dimentichiamo Emil Nolte e il suo bizzarro ed inquietante espressionismo tedesco, per poi arrivare a Paul Klee, uno strano bambino che sguizza con ali geometriche colorate, se pur sog- gettivamente belle, ma sicuramente simboliche e provocative per l’arte “adulta” del novecento.

Perciò l’artista tedesco espressionista funge da trampolino di lancio per l’inizio di una nuova visione, soggettivamente bella, di ispirazione per lo più delle correnti artistiche più OUT del mo- mento, a partire da un sublimato e irrazionale Surrealismo ad arrivare ad un semplice e democratico Cubismo che ricrea essenzialmente

uno scenario armonico nel suo geometrico disordine. La prima e più alta testimonian- za del Ridicolousness Cubista è il picassiano “Les Demoiselles d’Avignon”(1907) interpretato come un tentativo di denigra- re l’arte moderna perché brut- to e fuori contesto artistico, ma che fu d’ ispirazione per sinte- tizzare i modelli e ridurre i vo- lumi del fashion alla sua linea- rità,“deflazionando” il vestito. E le collaborazioni dell’artista con Serge Diaghilev dei Ballets Russes sono l’ennesima dimostra -zione di quanto siano considerati simboli dell’”arte progressiva e aggressiva” del loro tempo.


The Lobster Dress - Schiaparelli-Dalì

Guillaume Apollinaire lo descrisse come “una sorta di surrealismo” tre anni prima che il Surrealismo si sviluppasse, ed infatti questa corrente è forse considera- ta la vera grande svolta dell’apertura artistica verso il kitsch, verso l’illegale e il reale che tutti i giorni condivide, in parte, una parte di brutto, e a chi affidare il più grande merito se non allo scoppiettante binomio Dalì-Schiaparelli, volto a capovolgere gli ideali greco-romani e a celebrare lo Shock-effect ironizzando la moda come unica salvezza in un pe- riodo compreso tra due guerre? Cosa può esser considerato più grottesco di un abito degli anni 40 che parla di aragoste?



Da questo momento tutto è in discesa verso la visione Dadaista delle cose, che snatura l’arte e sposa il cattivo gusto attraverso l’esibizione in chiave grottesca, desacralizzante, volgare. Ed è grazie ai toni onirici di Marcel Duchamp e Man Ray che questo movimento può essere considerato precursore e ispiratore del Punk, perchè rifiuta i canoni comunque siano essi intesi, anche nell’abbigliamento.


Sophie and Erika Taeuber, Cabaret Voltaire

Strappi sui jeans, fermagli, borchie, capelli blu e catene: altri tempi, altre interpretazioni, stessa origine.


ll Kitsch volutamente si allontana dal bello, non lo può comprendere, cerca di riprodurlo goffamente, facendosi “collettiva riproduzione del patetico”.












Gli anni 60 prendono alla lettera la rivoluzione estetica, la prendono e la esasperano a livello “analfabetico” perchè confonde e sconcerta, e raggiunge il suo obiettivo di disgustare.

In un panorama in cui tutto sembra voler essere una provocazione del presente e del passato, LA VERA TENDENZA DIVENTA LA NON TENDENZA: la varietà della vita reale si sublima in collezioni frammentate e stili moltiplicati all’infinito.

Vestirsi è rappresentarsi: mai come ora, ognuno a modo suo, e la moda è entusiasta di proporre un’inco- erenza che provoca la vita reale annunciando, forse, un prossimo futuro, come Gucci e le sue teste mozzate, che nonostante la sua assurdità divengono virali perchè lanciano messaggi reali, e la gente sa percepirlo.



Balenciaga A/W 2004 - Photo by Stephen Meisel

Ma bisogna dar voce, prima di Gucci, ad uno dei più grandi provocatori della moda a partire dagli anni 70, Jean Paul Gualtier, o meglio l’enfant terrible della moda francese, che fortunatamente sconvolge ogni regola tradizionale, dalla t-shirt da marinaio iconizzata, la visione provocatoria della guêpière, in- dimenticabile quella con i seni conici esibita da Madonna, fino all passerella aperta alle donne oversize, agli amori diversi, ai generi opposti, alle donne old, arrivando all’utilizzo della gonna e del make-up per l’uomo.

Probabilmente il genio delle contrapposizioni contribuisce ad alimentare un meccanismo di rinascita che ci riconduce al fenomeno Camp, famoso nel novecento e ancor più nel nuovo secolo. E’ qualcosa che può essere bello proprio perché brutto, una tendenza che fa del corpo e dell’abbigliamento il luogo pre- scelto, la sede privilegiata della propria espressione; gli opposti, lo scardinamento, il travestimento e la performance creano delle icone che hanno come primo scopo quello della fascinazione, entrando prepotentemente nell’immaginario, risultante provocatoriamente una parodia, non sbagliata, della figura maschile.


Rossy De Palma

Ed è per questo che tra una satira “picassiana” e una parodia “gender” il mondo impara ad accettare e ad amare il grottesco in tutte le sue sfaccettature, e dopo Frida e i suoi baffi, è ora il caso di Rossy De Palma e la sua faccia di Picasso” una donna che ha imparato ad essere eccezionale con la sua assenza di grazia estetica, amata da stilisti quali G.F.Ferrè, che spiega a riguardo come a bellezza non sia un dogma ma bensì valore suscettibile di interpretazione, personalità, intelligenza.

E spicca tra i seguaci di questo dopo di rivoluzione anche l’artista Harley Weir,il quale afferma:

«Credo sia davvero importante mostrare questo tipo di immagini, poter riconoscere la bellezza degli eventi naturali per ciò che sono, senza le sfumature del grottesco»


Lasciando intendere che il grottesco è normalità, è pane quotidiano, come chi vuole ricreare la propria normalità e mostrarla al mondo senza alcun indugio, come Rei Kawacubo per Comme De Garçons, presenta sempre passerelle toccanti per la bellezza dei capi indossati da “mostri”. Kawakubo non guarda mai indietro, solo in avanti verso il futuro, ma con la Sinfonia delle canzoni dolorose di Górecki. Riguardava la protezione in tempi turbolenti? Può essere. Sagome saltate, non cupe ma gioiose, su grandi punti bianchi e neri.



Il gusto delle masse viene almeno in parte, indirizzato verso quelle che sono le costanti espressive dell’epoca in corso, come sottolineava Gillo Dorfles. Se l’arte concettuale mirava a raggiungere un grado zero dell’espressività, rimuovendo eccessi, sofisticazioni, orpelli, arrivando sino a proporre il non-segno, il kitsch esagera e offre temerariamente la sovrabbondanza semantica, facendosi intenzionalmente retorica dello stereotipo . È povertà di significato reale e sovrabbondanza di segni, di nessi allegorici, esaltazione del dettaglio, dell’inutile e del trascurabile, saturazione del campo percettivo per mezzo dei dettagli.

E’ forse lo specchio dei nostri tempi.

E se volessimo fare un esempio di grottesco oggi, Pierfrancesco Celada ci fornisce un panorama chiamato “Fuori Moda”, uno dei progetti fotografici che più onestamente descrive lo stato del circo, a volte folkloristico, delle fashion weeks di tutto il mondo. Una carovana variopinta che di tanto in tanto cambia stato, lingua, tempi e in qualche caso pure regole, ma che in fondo rimane sempre la stessa. Giacché sempre gli stessi sono i suoi protagonisti. “Fuori Moda” è infatti il controcanto in un coro autoriferito che riesce a tratteggiare, con la sincerità che fodera ogni suo lavoro e a spogliare pure per qualche istante il sistema della moda, puntando il dito sulle grottesche, continue, deprimenti piccinerie.


Ultimo ma non ultimo, probabilmente primo nelle sue rap- presentazioni, Thom Browne.

A lui piace creare un universo alternativo per i suoi abiti, e per la sua prima esibizione femminile a Parigi ha evocato una scena ultraterrena di proporzioni epiche. Uomini vestiti con tute di gonna di organza tutta bianca, corsetti e tacchi di quattro pollici accolgono gli ospiti che arrivano all’Hôtel de Ville con bacchette magiche e sacchetti pieni di polvere scintillante di fata. La possibilità di magia e malizia era sospesa nell’aria. Dove alcuni designer si immergono nel mondo reale, Browne ha sempre posato la moda come fantasia, sognando più grande, spingendo lo sguardo verso luoghi che non conosceva esistessero.

In un momento in cui il mondo sembra davvero un posto piuttosto squallido, il suo marchio di evasione è più attraente che mai. Ha senso quindi, che Browne dovrebbe chiudere il suo spettacolo con un pupazzo a forma di unicorno a grandezza naturale invece di una sposa, la creatura mitica è sicuramente il suo animale spirituale. Il mondo della moda potrebbe usare più del suo genere.




In conclusione


Il bello è bellezza nel tempo ed oggi, cioè progetto, utopia e visione, è un principio di cono- scenza e di comunicazione del senso della vita. La percezione oggettiva della bellezza è il gusto che cambia nel tempo, e il Novecento ha rinnegato la bellezza dal giudizio estetico, perciò il nuovo canone è l’assenza di ca- none, è uno stile che non è stile, è lo choc del nuovo, è la provocazione nelle varie sfaccettature.


Come ribadiscono Rudy Van Del Velde con la sua opera “Criceti”, il Fenomeno Gosha, o se vogliamo la Fondazione Prada con il “Processo Grottesco”, la moda ha smesso di proporre un’immagine esclusivamente lussuosa e appariscente di sè.

Cambiano gli standard estetici: dalla bellezza “particolare” dei modelli che sfilano in passerella ai capi che sembrano usciti dal guardaroba di un adolescente. Nasce una nuova moda iperrealista e cruda che non detta moda, ma “ fa ridere”, quindi attrae.

Non amando le categorie, il Kitcsh e il grottesco sono le leggi estetiche più arbitrarie , al confine tra bello e brutto.










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